giovedì 29 novembre 2007

Altri percorsi d’Indipendenza...




Stretta la strada lunga la via…
Hai letto il numero 2 di ARTAKI.it?
Partiamo dall’editoriale di questa seconda edizione per tracciare la mappa.
Il titolo è “Indipendenza”, ma c’è il rischio di essere fraintesi e, soprattutto, l’obbligo di estendere il discorso.
Guardiamoci intorno, ci sono realtà differenti che potrebbero completarci; comprenderle e interagirci non vuol dire minare la propria autonomia, o perlomeno non sempre. Per edificare la civiltà l’uomo è da sempre associato ai suoi simili, e non si può fare a meno di relazionarsi per costruire ed estrinsecare il concetto di società.
Ma si può essere civili senza perdere la propria indipendenza?
Calabria anno 2007, chi siamo?
Una terra con deficienze radicate nella storia, un luogo in cui l’associazionismo muove solo recentemente i primi passi e lo fa spesso in funzione di inghippi burocratici a fine di lucro speculativo (del resto i “Magistris” insegnano per definizione) .
Intorno c’è un’Italia con altre dinamiche.
In epoca basso-medioevale, nella penisola si sviluppa un nuovo assetto organizzativo che porterà al trapasso tra il feudalesimo e una nuova era.
Le comunità si danno un assetto che genera piccole autonomie chiamate COMUNI. Le città diventano mini-stati, all’interno dei quali i commercianti si riuniscono in corporazioni, ovvero consorzi di categoria.
Intanto il sud resta legato a quel concetto di schiavitù economica che rimane sottomesso al feudatario, con legami tipicamente clientelari che rinunciano all’organizzazione di tipo associativo.
Rispolverare il sussidiario è superfluo?
Guardandoci intorno siamo di tutt’altra opinione.
L’arte in Calabria, dal punto di vista economico, è ancorata ai finanziamenti pubblici da cui dipende, mantenendosi in una prospettiva clientelare, se pur post-feudale, e per di più il mecenatismo non è lo spirito che sottintende questo tipo di rapporti.
L’eccezione diviene strapotere di un soggetto privato che approfitta della propria condizione “d’avanguardia”, per sbaragliare le micro-realtà concorrenti ed ergere i propri palchi alla stregua di monopolio culturale, per di più basato su presupposti commerciali e quindi non di pura arte…
Guardati intorno…
Se abbiamo scelto di intitolare il nostro secondo numero “Indipendenza” e perché nella realtà tutto è possibile, nel bene e nel male, sta a noi sottometterci o puntare a sovvertire gli equilibri che vanno a discapito di una sinergia culturale che è transartisticità, collaborazione, autorganizzazione e, prima ancora, differenza di programmi e rappresentazioni. È giusto andare oltre queste due sette.
Focalizzare gli obiettivi ci aiuta ad avere una meta.
Hai voglia di fare due passi nella stessa direzione?

martedì 27 novembre 2007

Per dove si va?




Ve ne siete accorti? La webzine di ARTAKI è on-line.
Il numero 1 si intitolava “Interazioni”; lo abbiamo presentato al B-Side di Rende il 15 novembre, a Reggio Calabria il 16, prima presso la libreria Universalia e poi al PubArt e il 17 al 90gradi di Paola.
Con noi c’erano lo scrittore Francesco Sapone, la pittrice Patrizia Pikierri ed EZRA, il dj dei Casino Royale, approdato alla band grazie al web 2.0; è stata una questione di coerenza, ci si prova…
E ci si riesce anche, considerando che anziché commentare l’evento su questo blog abbiamo dato spazio alle sensazioni extrasensoriali di Katia, in funzione di un’apertura che ci consente di essere interattivi…
Buona la prima. L’ uscita di ARTAKI è stata coadiuvata da numerosi giornalisti e testate, ottenendo circa 12 articoli, tra quotidiani e testate on-line.
Gli eventi sono stati gremiti.
Al B-Side c’erano 90 persone durante la conferenza stampa e 250 circa al dj-set di EZRA; gli altri appuntamenti si sono svolti in location più piccole, ma l’afflusso è stato tutt’altro che minimo, anche se con le dovute proporzioni…
Gli assenti sono per lo più ingiustificati, ma per come si mettono le cose, forse nemmeno io ci sarò…
Oggi resto connesso. Voi ci siete?
Tra poche ore potrete linkarvi al fuori due: il secondo numero di ARTAKI è già pronto e sarà on-line in giornata.
Essendo appena tornato dal MEI, il titolo della nostra uscita settimanale è ancora più appropriato: “Indipendenza”.
Troverete un editoriale che spiega il nesso e tre articoli; uno scritto da Fabio Nirta, dj e music-maniaco, uno sul cinema redatto dal giornalista Domenico Miceli, più un’intervista a Ruggero Pegna per farci spiegare il suo “MEI del sud”, in scena da due anni a Lamezia. Buona lettura.
Intanto le grosse case discografiche assorbono prestigiose label minori, come l’Universal ha fatto con la V2, i rockers puntano al compromesso e finiscono al Festivalbar, i film al cinema sembrano quelli a puntate in TV e noi accettiamo impieghi scadenti in funzione di una sopravvivenza che tenda verso un autonomia patrimoniale difficile da raggiungere…
L’indipendenza è una direzione, ma voi avete idea di dove sia l’incrocio per imboccarla?
Navigatori cercasi…

giovedì 22 novembre 2007

Che fai stasera?



What?
Sud Terrae Limen

Arti elettroniche/Video/LiveMedia

Who?
Rassegna video a cura di Vincenza Costantino e Andrea Dissoni
In collaborazione con:
Cineteca del Comune di Bologna, Centro Culturale Francese - Torino, Gallery Apart - Roma, Circolo Kinema - Rende (CS), Fabrica - Catena di Villorba (TV), Paula Cooper Gallery - New York, Heure Exquise ! - Mons en Baroeul (France), Partyzan - Cosenza

How?

Tre giorni di esplorazioni su/dentro/intorno le arti elettroniche e digitali, a partire da opere provenienti o ispirate al sud del mondo. Il soggetto dell’intera rassegna è l’idea di paesaggio, anche solo possibile o evocato. Un percorso attraverso opere recenti e inedite puntando alla scoperta/riscoperta della condizione e della natura stessa dell’identità videografica.
Il programma della rassegna è articolato sul concetto di porto (inteso come: soglia, confine, limite, porta, colonna, argine, passaggio). Le parole chiave sono: territori, coté sud, battigia. Tre intense giornate dedicate a: artisti collocabili nell’area di Israele e Libano con opere provenienti dalla regione o di autori di altre nazionalità che l’hanno esplorata di recente; opere di autori riguardanti o l’area sud francese o le traiettorie del sud (l’Africa del nord, l’America latina); opere di autori italiani basate su un lavoro tematico in regioni di limite fra terra e acqua, in strisce portuali. La serata del 24 novembre ospita una sezione live, realizzata dall’artista spagnolo Carlos Casas e da due musicisti italiani che lo accompagnano, in cui viene messa in evidenza la relazione fra suono e visione. Un’ipotesi “leggera” di live media a due schermi con interventi audio su video realizzati dallo stesso autore.

Where?
Piccolo, Campus di Arcavacata - Rende (CS)

When?
22 Novembre
ore 10.00 - 13.00

You are beautiful (2003), The silence (2003), Intifada Offspring (1996-2004) di Ran Slavin
Perferct form (2002), Triumvirate (2003) di Elyasaf Kowner
Selezione di opere da Intifada Offspring (2005) di Autori Vari
ore 17.00 - 19.00
These are not my images (2000) di Irit Batrsy
ore 22.00 - 00.00
Août avant l'explosion (2002) di Avi Mograbi

23 novembre
ore 10.00 - 13.00
Sud (2003), News from home (1977) di Chantal Akerman
ore 17.00 - 19.00

Nearby (2000), Blood (2002), Halvimar (2002) di Laetitia Benat
Parc Central (2006) di Dominique Gonzalez-Foerster

24 novembre
ore 10.00 - 13.00

Rocinha daylight of a favela (2003), Aral fishing in an invisible sea (2004), Solitude at the end of the world (2005) di Carlos Casas
ore 17.00 - 19.00
Africanized (2002) e Il sangue non è acqua fresca (1997) di Theo Eshetu
Volver atras para ir adelante (2003) di Gea Casolaro (courtesy The Gallery Apart)
Selezione di opere di Cane Capovolto
ore 22.00
Live media
Live mix da Siberian Fieldworks di Carlos Casas

martedì 20 novembre 2007

EMOZIONI EXTRA SENSORIALI



Interludio.
Ho letto una poesia. C’ho messo ore, giorni interi per leggerla. Mi ha devastato il cuore. Ad un certo punto, mentre rileggevo il terzo verso per la milionesima volta, mi sono convinto d’averla scritta io, quella poesia. Era diventata mia. La mia poesia, la mia piccola opera d’arte. I miei occhi si perdevano fra le sue parole; mi girava la testa. Più fissavo un punto, più sembrava che quel punto volesse sfuggirmi. Allora lo inseguivo, su e giù per la pagina, e altre parole si frapponevano fra me e quel punto; altre idee incrociavano quelle precedenti e finivo per non capire più nulla. Ho ricominciato a leggere daccapo.
Primo verso, si , tutto chiaro. Anche se, a ben vedere, quella parola lì non l’avevo ancora notata. Cosa mi sta succedendo? Rileggo, dannazione!
Di nuovo quel punto, lo ritrovo, come se si fosse appostato dietro una virgola, come se aspettasse proprio me. Non mi fermo stavolta. Continuo a leggere e a meditare questo involucro di coscienze.
Finito! Ma…qualcosa resta incompiuto. Avverto una sensazione di paranoica ossessione che sta prendendo il sopravvento. Riapro lo stesso libro, alla stessa pagina, la stessa poesia. La leggo, la capisco ma qualcosa è cambiato: ora la “vedo”.
Riesco ad andare oltre le parole, oltre le emozioni, oltre lo spazio e il tempo. Capisco solo ora quello che mi accadeva quando pensavo ripetutamente ad una singola parola comune, come “sole”. SOLE SOLE SOLE SOLE SOLE SOLE… la ripetevo fra me e me, e ogni volta il suo significato si frantumava in mille altri non-significati. Infine, la parola SOLE non aveva per me alcun senso, restava solo un cumulo di suoni indefiniti.
Era allora che, vittima della mia mente pressurizzata, decidevo di superare le barriere del corpo. Muovere una mano, fino alla completa disillusione. Fino al totale smembramento mentale dei miei arti. Le mie mani diventavano qualcosa di estraneo, intagliavano surreali paesaggi. Erano diventate “altro da me”.

Arte è ciò che riesco a immaginare senza l’aiuto dei miei sensi.

giovedì 15 novembre 2007

ARTAKI OUT NOW!


Non c’è limite allo show. Oggi si và.
ARTAKI spinge il tasto su on e il nuovo sito sarà on-line da questo pomeriggio. Un altro punto in rete.
Indecisioni e inconvenienti sono alcuni dei nuovi presupposti; tant’è che verrà pubblicata solo la versione α, mentre invece pensavamo di raccordarci almeno sulla β. Ma l’idea resta in piedi.
La metropoli virtuale ARTAKI è un cantiere aperto.
Rome wasn’t build in a day e anche noi procederemo a piccoli passi, ma con l’urgenza che caratterizza il nostro incedere, in sincrono con la contemporaneità. Ē già domani.
Oggi saremo transmediali e live@B-Side in Rende.
Il primo numero della nostra webzine si intitola INTERAZIONI e noi ne parleremo leggendo libri, guardando quadri che trascendono il pennello e ascoltando musica in bilico tra analogico e digitale.
Non ci è bastato mettere il giornale on-line; siamo incontenibili...
INTERAZIONI andrà in scena con lo scrittore Francesco Sapone, la pittrice Patrizia Pikierri e tre dj-set: il reggae di Bomboclat Sound Machine e il fank digitale di EZRA, membro dei Casino Royale e approdato a Royality proprio grazie al web.
Si parte alle 18.30.
Coordinate 2.0.
ARTAKI pronto al decollo.
Domani si bissa a Reggio Calabria. Appuntamento alla libreria Universalia e poi tutti al PubArt.
Sempre musica, caratteri e colori, ancora transmedialità.
Perché il nostro propellente è l’arte ma anche nella realtà tutto è possibile e della nostra realtà fai parte anche tu, non decidere di restarne fuori. La stasi è agli antipodi di ARTAKI.
Connettiti.
Le idee si sommano e si moltiplicano.
Il tuo potenziale è esponenziale al nuovo quadro di una contemporaneità comune.
ARTAKI è un fattore di comunicazione.
La factory è on-line...

lunedì 12 novembre 2007

copia&incolla




MERCOLEDI 14 NOVEMBRE | B-SIDE CLUB
ULAN BATOR (indie/alternative/experimental - FRANCIA)
+ baby on a green sofa (CZ)

Dopo la catarsi sonora e l’irruenza musicale di Miss Violetta Beauregarde che venerdì 9 novembre ha inondato come un fiume in piena il nutrito pubblico di nuovi e vecchi affezionati del PartyZan, partecipando di gusto alla performance trascinante nelle Aule liberate Zenith, tocca alla formazione italo-francese Ulan Bator dar lustro agli strumenti e alle nuove argomentazioni musicali del quinto appuntamento indi(e)pendente che attraverserà mercoledì 14 Novembre il B-Side Music Club. Esperimento sonoro di notevole interesse nel panorama underground degli ultimi quindici anni, le origini musicali degli Ulan Bator (è chiaro il riferimento alla fascinazione di Cambuzat e soci verso la capitale della Mongolia: Ulaan Baatar), affondano le loro radici nel krautrock e nel post-rock meno usurato degli ultimi tempi, iniettato dalle sonorità di gruppi come i Faust, i Can e i Sonic Youth.
La band nasce a Parigi nel 1993 e dopo due anni di rodaggio pubblica il primo album dal titolo omonimo, un’opera prima dove si fondono una miscela di post-rock dilatato, krautrock tedesco anni’ 70 e new wave. Attitudini psichedeliche e sperimentazione tout court caratterizzano come tratti distintivi il percorso di una formazione che fin dal 1997 ha avuto un rapporto privilegiato con il Belpaese grazie alla proficua collaborazione con il Consorzio Suonatori Indipendenti, che in quegli anni stava convulsamente lavorando per aprire nuove strade alla musica "alternativa" e produce per i “Dischi del mulo” : “Vegetale”. Otto album in studio, una raccolta live, produzioni mirabili (una su tutte quella di Robin Guthrie , ex chitarrista dei Cocteau Twins, in “Nouvel Air”), fanno di questa formazione una vera e propria roccaforte musicale nella scena musicale indipendente europea. L’ultima fatica discografica “Ulaan Batar” è una raccolta di rarità, live e remix dei primi anni di attività della band (dal 1993 al 1998): un vero e proprio ritorno alle origini che vede nel nucleo storico della formazione Amaury Cambuzat, Oliver Manchino, il maggiore punto di forza.

giovedì 8 novembre 2007

Violetta di campus




L’urgenza del punk. Un’aula occupata. Un concerto. Una musicista con propensione alla pornografia. Un collettivo dedito alla diffusione della buona musica indipendente.
Anno 2007, circa trent’anni dopo la genesi, anche se i biografi trattano il punk, e i relativi Anticristo, come Cristo, creando quindi natali approssimativi su cui torneremo dopo il 15 su artaki.it…
Cognizione esatta? Non ce ne frega niente.
Chi ha inventato il punk? Ma fatti i cazzi tuoi piuttosto.
Parola d’ordine: fottiti!
L’ambientazione mentale sembra portarci lì, a-ffan-culo…
L’evento suggerisce così.
Ma tocca scrivere in maniera commestibile e dare un paio di informazioni, siamo qui anche per questo; ARTAKI è cibo per l’anima infondo. Quindi, PULL UP!!

Il Partyzan colpisce ancora. Per il quarto appuntamento della loro rassegna indi(e)pendente Miss Violetta Beauregarde sarà infatti loro ospite, per un concerto imperdibile che si terrà all’aula Zenith dell’ Unical, ad Arcavacata, venerdì 9 novembre. La notizia in sintesi è questa, presentata in forma di “breve”, ovvero ciò che i professori chiamano “il solfeggio del giornalismo”.
do-re-mi-fa-sol-la-si-do; ma sa già lei dove ficcarvi il pentagramma…
Per Violetta il miss è infatti un attributo in antitesi con i presupposti. Seguendo, anzi esasperando, il “non sono una signora” berteiano, la musicista punk, all’anagrafe Cristina Gauri, sputa, si autolesiona, urla e bestemmia, inveisce contro il suo pubblico, si spoglia ed ha un vero talento per la fellatio, dicono…
Volutamente maledetta, sadica e masochista, pornografica e dissacrante, ma soprattutto blasfema, non solo verso la morale, ma in maniera netta in funzione della musica, compone e suona con strumenti arrangiati: tastierine giocattolo e campionatori ricavati da segreterie telefoniche digitali, che sostengono i suoi fastidiosi e ruvidi urli, in performance che hanno catturato la critica fino a giungere in copertina su riviste specializzate di culto per gli appassionati.
Bella e dannata.
Ha scritto un libro, che si spera venga ristampato al più presto, intitolato “L'eterna lotta tra il Male e il Malissimo”.
Recita, anche, ma si limita a piccoli ruoli nel porno; la sua prima è imminente, all’interno della pellicola “Mucchio selvaggio”.
Ha lanciato il fenomeno Suicide Girl in Italia; per vederle la passera, se proprio non riuscite ad aspettare l’uscita del film, clicckate alla voce Aiki…
Ha anche due album all’attivo, “Odi Profanum Vulgus Et Arceo” ed “Evidentemente non abito a San Francisco”, più qualche collaborazione, come quella con AntiAnti, moniker anarc-pop dietro cui si cela Dade dei Linea77, oppure il featuring intonato, si fa per dire, per Noyse Narcos, rapper duro e capitolino attualmente molto in voga tra i boy più hardocore.
Transartistica e quindi situazionista.
Un bel prezzomolino velenoso.
Un commento?
La indovino con tre: w-o-w, ma si badi che il seno ha influito sulla valutazione…
Un giudizio?
(Premesse) Sid Vicious si lacerava. La boutique di Malcom McLaren da cui i Pistols hanno preso il nome non si chiamava forse Sex? Vendeva abbigliamento sadomaso…
Il punk e la sua urgenza hanno sempre rifiutato la tecnica in funzione del frastuono, insultato il proprio pubblico e contratto l’epatite, spesso, per via delle sputazzate lanciate dagli spettatori (vedi alla voce Sid, a rischio di sembrare monotoni) .
Lei però suona elettronica lo-fi… Che è, come dire, il “do it yourself” del terzo millennio; una prerogativa che nel ’78 sarebbe valsa a Vicious almeno un album solista.
“Adesso ognuno a casa sua con un piccolo software può produrre musica; la discriminante è sempre la capacità di farla con gusto” per riportare quanto ci ha detto Madski in merito al connubio punk-campionatore.
E Violetta è la miss del cattivo gusto…

Tuttavia, il suo concerto alla Zenith è imperdibile per più di un motivo.
1. Il punk evidentemente non è morto; basti pensare al pienone per il concerto dei Lumpen al B-Side ieri sera…
2. La performance di miss Beauregarde è uno spettacolo in piena regola.
3. Non si giudica per partito preso; anche perché ogni partito è una sola (leggi fregatura ndr)
E poi il talento per la fellatio stuzzica…
Ci vediamo di là?